03 settembre 2009
02 luglio 2009
L'ombrello e l'impermeabile.
Negli ultimi 15 anni in Europa si sono succeduti leader di partito e premier, tranne in Italia.
Angela Merkel fu eletta nel 1990 nel Bundestag a 36 anni; 15 anni dopo, nel 2005, diventò premier, dopo esser stata due volte ministro. Kohl, Schauble, Schroder, importanti personalità degli ultimi anni in Germania, non sono più in prima linea.
In Francia: Chirac, Raffarin, De Villepin non sono personalità ancora alla ricerca del comando. Hollande divenne deputato a 34 anni e a 54 anni divenne segretario del PS, la Royale, sua compagna (sono uniti da un PACS), ministro nel 92 a 39 anni e a 55 una credibile candidata all’Eliseo.
Lo stesso si potrebbe dire per i passati premier inglesi, Blair su tutti - eletto tre volte di fila - ed anche per gli americani: i presidenti cambiano, democratici o repubblicani, e cambiano i partiti.
Francia, Germania, Inghilterra sono paesi europei grossi e complessi, ma che, in linea generale, ritengo siano meglio amministrati che l’Italia.
Basta leggere su Wikipedia le biografia dei premier, dei partiti e dei loro massimi esponenti per comprendere come mediamente vi siano carriere più rapide, una certa sensibilità alla sconfitta ed anche dopo la vittoria, e diversi anni di governo, una tendenza a ritirarsi. Non a sparire. La loro influenza sono certo rimanga importante, ma probabilmente modulata in modo da diventare esperienza a cui attingere per i nuovi, più o meno, e memoria storica.
In Italia dal 1990 non sono comparsi nuovi nomi importanti. A parte Berlusconi, contornato però di vecchi trafficoni che ben conoscono i palazzi e i loro guai. Un altro elemento, sempre wikipedia, è come i brillanti trentenni europei, che vent'anni dopo avrebbero corso per il premierato, siano stati notati e coltivati dai loro “grandi” predecessori. Un sistema filiale tutto sommato non nuovo in Natura.
La sensibilità alla sconfitta in Italia non esiste. Non vuol essere la solita retorica “spostatevi vecchi”, ma un placido ragionamento meritocratico. Sono vent'anni che a Sinistra si mantengono sostanzialmente le posizioni acquisite e non si è riusciti a fare un partito decente. Le ragioni sono affrontate in fiumi di libri e parole, ma il partito non c’è. Manca.
Possiamo dire che il percorso progressista italiano dal 1990 sia stato un successo? io credo di no.
Mi pare vi sia un certo, per quanto macchinoso ed impreciso, sistema permeabile negli altri paesi europei, fra generazioni e persone.
Fare il premier non è facile. Fare il deputato però non è più difficile che fare il chirurgo, dai. Ed è certo più difficile campare con 800€ al mese, questo sì.
Non so se voterò per il segretario del PD. Un Governo senza Bersani non lo immagino. Sarebbe stato un buon segretario DS: era un partito molto anziano, pigro e senza motivazione evolutiva, ma era un partito con una linea, pragmatica, credibile, utile e di sinistra. Mi resi conto di quanto non potesse continuare però senza evolvere, per quello sostenni il PD. Sostenni Veltroni, super DS, e sbagliai. Guarda caso il suo più giovane e deciso vice sta facendo meglio. Ma non bene.
L’obiezione è la solita: ma se non lui, chi altro c’è?
La giro, per il momento, pensando: ma senza il mio voto, come potrete dirlo ancora per 10 anni?
Forse non voterò, forse si.
Chissà.
09 giugno 2009
ANALisi
L’analisi delle preferenze dimostra che coloro che, relativamente pochi, scelgono di darle non amano farlo per garantire la pensione a qualcuno, e se in più si levano coloro che votano le terne suggerite per dovere di partito, mi chiedo che attrazione abbiano i vari capolista. Forse la stessa attrazione della falce e martello o del dirsi “minchia come sono di sinistra io”. Non va. Non funziona.
Ora vediamo fino a quando va avanti il metodo del “spostatevi ragazzini, sempre e comunque, che la politica è cosa seria”: talmente seria che farsi sconfiggere per vent’anni di fila non è abbastanza per dire: “ scusate, ragazzi, ci date una mano che non ci stiamo più a capire un cazzo?”
04 giugno 2009
Your light made us star.
Nel 2009 c'è ancora chi suona così. E in maglietta. Zero menate.
Meno male.
18 maggio 2009
Endorsment tanto per.
Camillo, che poi è Christina Rocca, aiuta nel secondo intento, quello che sposo.
E poi sta a New York. Lì, spesso, i palazzi sono più alti che qui e quindi la visuale sul mondo è migliore. In più aggiungeteci che è bravo e che è stronzo.
n.b.
Dire di far parte di coloro che si evolvono danzando nella complessità delle cose e blabla mal si accomuna al voler veder le cose in modo manicheo. Lo so. Ma sono pigro, consideriamola licenza poetica, ok?
13 maggio 2009
Testa sulle spalle
Dopo aver aperto il suo concerto, Testa ha gradito fare un suo pezzo con noi.
Qui vedete qualche sua collaborazione
Fra gli altri, Bill Frisell è stato uno dei suoi chitarristi.
Questo è quanto.
04 maggio 2009
29 aprile 2009
it's evolution, baby!
Nightswimmer è a ben 1.214 km dal traguardo.
E' chiaro come abbia pesantemente inciso sul risultato il fatto che Backspacer sia supportata dai Pearl Jam e Nightswimmer dai R.E.M.
28 aprile 2009
Non si può stare tranquilli un momento.
Rock 'n' Roll Reign O'er Me.
Urbi Et Sordi
La situazione è simile a quella dell'ispettore Valiant che chiede alla magnifica Jessica il perché abbia sposato il buffo coniglio Roger Rabbit: la risposta fu "perché mi fa ridere." Non che facciano ridere, casomai disperare, ma lo stile argomentativo è simile: soffocante, fulmineo e disarmante: se mi si chiedesse perché di rock'n'roll contemporaneo (dal 1996 in poi, diciamo) non mi piaccia quasi nulla (tranne impazzire per due tre cose), risponderei: "perché ci sono stati gli alice in chains" E me ne andrei, con Roger Rabbit.
visto o sentito /19
Ogni volta che esce un disco di Chris Cornell suona su questo pianeta una cosa che prima non c’era. Partirei da qui, perché non è cosa che avviene spesso. Scream è un disco quasi completamente elettronico, con un bit sostanzialmente uguale fra i pezzi e nessuna pausa fra le tracce. Un disco dance. Il riferimento non è Moby, né Roni Size, né i Daft Punk, né i Moloko, né i Massive Attack, né Bjork, né Tricky, né st. Germain, né l’hip-hop (né niente di ciò che passa Bertallott, insomma): il riferimento comunque è il rock’n’roll.
Poi gli strumenti sono diversi. E li suona Timbaland.
Ma il punto è un altro, e sempre lo stesso: sono certo che a quasi nessun fan piacerà perché Cornell è quello dei Soundgarden e dei distorsori. Ma non è esatto (esatto in quanto participio di esigere). Quello era il Cornell della trance sul palco, delle stonature e dei pezzi meravigliosi. Ma che ad un ascolto mediato anche da elementi culturali differenti da quelli suggeriti dalla pancia erano ad anni luce dai più scontati riferimenti a cui si associavano. Possedevano allora un linguaggio che per funzionare presentava con questi ampi elementi condivisi, ovviamente, ma che non erano essi stessi la prassi che intendevano spiegare.
Ed oggi avviene qualcosa di analogo. Scream propone suoni a cui non siamo abituati:a differenza degli ultimi due lavori solisti dove almeno i nomi degli strumenti, a noi rockettari, erano noti; era meno immediato quel che facessero.
Ora ho paura che messaggio e mezzo vengano confusi. Perché Euphoria Morning non piacque, tranne a me e pochi altri; perché Carry On non piacque tranne a me e pochi altri; perché gli Audioslave piacquero, tranne a me e pochi altri (amando per altro, io, i ratm). Ed ora, ho paura, siamo ancora una volta nella stessa situazione, mi sa. Magari sbaglio. Ma di ballare e cantare in auto a squarcia gola con un disco del 2009 commuovendomi per quel timbro di voce – lì si, sempre lui - che apre i ritornelli come fa da mille anni non era mai capitato. Poi ci si potrebbe mettere a fare ragionamenti più tecnici su come, un disco dance, spazi via buona parte dell’attuale produzione rock (come fecero i soundgarden allora) ma evitiamolo, via.
Ho idea, infine, che si tratti del solito manicheo scontro: da una parte chi vorrebbe sempre la stessa cosa: quelli che “…si ma i primi dischi..”. Dall’altra quelli che invece si fidano e pensano che una carriera tanto alta (a parte gli audioslave - conferma solo del fatto che sia terreno e non alieno, e quindi passibile d’errore) forse non sia un caso, ma che abbia sempre qualcosa da dire di nuovo, anche se al momento non sembra.
E se in più avviene facendoti ballare e cantare, mi chiedo cosa si possa volere di più.
quelllo che ho fatto
Poi ho capito, in fine, che le persone sono tranquillamente divisibili in due categorie: quelle che mi fanno parlare e quelle che no.
Ganzfeld puo essere un ottimo strumento per evitare incazzaturre categoriali.
21 novembre 2008
Per farla semplice, ancora.
*dicesse che il miglior canale di informazione in Italia oggi è Sky e che la rai così com'è fa schifo e che o la si privatizza o la si smette quanto meno di lottizzarla.
*affermasse che la commissione fatta di politici, spartita a correnti, che dovrebbe controllare la presenza di politici spartiti e a correnti nei telegiornali non è una cosa seria. Mandare veline che dicono “uè, uè, troppo pdl al tg1!” è patetico.
*spiegasse che la Rai è un accrocchio di poteri che dissangua le casse, senza ragione alcuna se non i protetti di quattro (fossero solo quattro) fancazzari politici di professione. E da leader-che-riforma cambierebbe questa cosa, rendendolo vivaio di giovani professionisti indipendenti che forniscono e godono di un servizio pubblico.
*spiegasse la linea su Villari dicendo ti stiamo col fiato sul collo e proponiamo in continuazione le suddette proposte, (magari articolate da segretario nazionale e non da pirla come me.) cogliendo la palla al balzo, girando la frittata e tutte le frasi fatte del caso: c'è un inghippo, va come te lo giro!
* che qualcuno pagasse. Nella fattispecie chi ha fatto eleggere Villari e Villari stesso (visto che passerà al pdl.). E che W faccia meaculpa, spiegando ad esempio chi è rimasto fuori e come sia inaccettabile che ancora loschi figuri siano preferiti a giovani in gamba, che è un meccaniosmo deplorevole, soprattutto non è sostenibile.
Ma W. non lo farà.
L'esperienza di cui i giovani sembrano colpevolemnte mancare è proprio questa. L'esperienza di palazzo, vorrai mica rischiare che un manipolo di parlamentari fra i 30 e 45 (sai che giovani) magari con un passato o un presente da dirigenti d'azienda, pubblicitari, ricercatori, operai (e quant'altro) ti piombino in ufficio dicendo: scusate, noi staremmo lavorando.
Io qui avevo detto una cosa sulle patatine.
Poi, cio che ha fatto Villari non lo trovo più grave di cio che ha fatto la Binetti.
Villari risponde ad intrighi di palazzo, dove nessuno ha la coscienza pulita.
La Binetti infanga quella parte di coscienza che ancora abbiamo pulita.
Ecco.
07 novembre 2008
Mauditis
P. Binetti. PD
Non gli fregherà niente a nessuno ma io proseguo. E qualcuno penserà anche che, nel mio piccolo, possa fare il suo gioco di anziana in cerca di pubblicità.
Da autorevoli commentatori, però, stavolta non mi sono giunte delucidazioni soddisfacenti. Le posizioni che si alternano sono quelle democristiane contraddittorie volemosebbene della segreteria del PD, che dice sbaglia ma siamo pluralisti, liberal, il reato di opinione manco c’è nel codice penale, a quelle di Concia, parlamentare inviperita, che però per disciplina obbedisce. Ma rimane inviperita. Poi, oggi sull’unità, Manconi si fa delle domande e non ne viene a capo. Non perché sia incapace ma perché, secondo me – alla fine, il timore è che la sua espulsione costituisca un precedente con cui si potrà poi eliminare e processare chiunque.
Per me, invece, la cosa è più semplice. Sbaglierò, ma le mie considerazioni sono le seguenti.
1- non si tratta di aver sostenuto una potenziale e legittima opzione politica che il Pd avrebbe potuto considerare e valutare. Ci mancherebbe questo fosse un reato di opinione. Una volta era così, no?
Ma dire che nell’omosessualità può essere insita la tendenza ad uno dei peggiori e più gravi reati non è un’opzione politica ma riguarda le personali reti di significato che costruiscono la mente. Si tratta di una calunnia, dettata da propri pregiudizi, ignoranza, malafede, rabbia, presunta superiorità fascista e paternalista, tendenza all’etichettamento con conseguente attribuzione valoriale e discriminazione.
2 - non si tratta di uno stile di vita privato incompatibile con ciò che il partito va dicendo. La questione qui sarebbe più delicata ma, a meno di reati, può starci che nel privato si razzoli meno bene di quanto si predichi. Un medico che fuma può essere comunque un buon medico.
3 - è stato detto pubblicamente. Non si tratta dunque di un’affermazione privata rubata. Che anche li. Lei ha voluto pubblicamente dire come la pensa su questa cosa. Ripeto, non è un opinione, è la manifestazione di un atteggiamento spregevole, talvolta amato dalla destra, voluto manifestare pubblicamente. Ora, non vorrei credere che la signora in questione sia la paolotta di provincia che si trova di colpo in città e non sa l’aspettava. Ci deve dire perché lo ha detto, cosa voleva ottenere e se magari ha intenzione di pubblicare un’agile pubblicazione per approfondire la questione.
4 – il problema poi secondo me cela un’altra cosa. La gran parte della dirigenza Pd viene dalla dirigenza nazionale dc/pc degli ultimi decenni dello scorso millennio. Allora i reati di opinione c’erano. Ma del punto primo. Ma ora non va bene. Dunque per far vedere che siamo tutti moderni e gggiovani, liberi tutti. No. Non funziona così.
In Germania, qualche anno fa, ricordo che la ministra della giustizia fu costretta a dimettersi perché disse, su Bush, che anche nella guerra di Hitler c’erano dei fini economici. Capirai.
Qui a me sembra si sia disposti invece a mantenere posizioni terrificanti pur di non andare a toccare quei fragili equilibri che ornano i sarcofagi dei sacri sacerdoti della politica, esperti e magnifici.
Mi devono spiegare, ora, qual è il limite.
Il parlamentare, poi, lo abbiamo detto mille volte, non è il militante della sezione di campagna. Per altro, la signora, è stata eletta non con le preferenze, ma in una lista bloccata e in posizione sicura: la Binetti deve esserci. Immagino quanti, votando, abbiano storto il naso, mentre qualcun altro, magari ha rinunciato a votare PD. Mi immagino chi invece ha votato pd per causa sua: “almeno una che dice le cose come stanno sui quei cazzo d’invertiti.”
Ed ora, all’ennesima, dove sarebbe lo scandalo nel dire che la sua palese manifestazione di ignoranza in materia, nonché la sua malafede, non siano compatibili con il delicato ed ambizioso, oltre che difficile, responsabile ed onorifico mandato che migliaia di cittadini le hanno dato? Che la sua presenza non è compatibile con la volontà di rinnovamento, perdio!, meritocratica di questo partito. La si escluda dal gruppo in senato, la si inviti a dimettersi e a fare una riflessione personale su quale sia la migliore collocazione in parlamento.
Nessun reato d’opinione, solo not in my name.
Non mi sembra più grave che, nei fatti, assolverla.