GANZFELD

31 gennaio 2007

Dev'essere genetico

non tutti gli errori sono perfetti.

mio papà,
gennaio, 2007

26 gennaio 2007

mah, non saprei: visto e sentito.

Inkiostro mette lì video superggiovani di rock'n'roll (si vabbè, ma io chiamo tutto così...) superggiovane. Giardini di Mirò hanno sempre un certo fascino, e un video molto bello. Non Voglio che Clara mi piacciono più per il nome (maddai!) che per la musica. Ma il video è splendido. E' davvero elegante.
I Ronin? ma se sono chi penso non è che ho capito bene cosa dire. Il video è bello, ma c'è sempre quella cosa per cui se la contestualizzi megaggiovane è fico, ma se la guardi un po meglio è proprio un po' una vaccata.
Gli Amari? ma dai, se dico Gazzè e Battiato non mi pare sia un eresia, e poi hanno sempre un fondo di suoneria di cellulare. Per dire. Che poi, vai a vedere, il video è molto figo, magari l'avessimo noi. (ma noi chi?)

E alla fine mi vien in mente di chiedermi il motivo del perchè debba fare il critico musicale. Che è una roba che detesto. Non leggo nessuno, io, che faccia il critico.
Mai una rivista di rock'n'roll. Le cose le incontro per strada, io.
Sono snob?
Massì.

La ragione in P2P, e speriamo funzioni.

ultimamente ho fatto due post in cui strisciano la questione dell'etica che và, in autonomia da chi deve riconoscerla e questa cosa del mondopolitanismo, dove mi ci ritrovo volentieri.
Al netto delle varie differenze, minori degli accordi, segnalerei Freddy Nietzsche e i suoi due piccioni con una fava. O le mie due cose con un post, altrimenti.

You can't do it with your mouth shut.

A proposito dell'ispirazione anglossassone dei mondopolitani, qui una cosa che in Inghilterra è simpatica e qui sarebbe, bah, chissà (e ne scrive il guardian, ve la immaginate Repubblica scrivere con questi toni? sempre a proposito del mondopolitano). E qui un ragionamento sulla percezione delle minoranze e sul loro trattamento, sempre anglossassone.
E poi, ma il ink non c'è, Scalfarotto fa il mio stesso ragionamento, più rapido ed elegante, per cui i pacs sono ampiamente digeriti dalla società e dai politici, ma solo in privato, ma che poi s'ingessano pubblicamente. Confermando cio che sostengo, che si tratti per queste cose solo di quando e non di se.

25 gennaio 2007

Si chiacchierava...

Sul forum di questo giornale di Sesto, si chiacchiera di tutto un po'. Visto che non mi lasciano parlare in televisione, come la penso sul Partito Democratico lo scrivo anche qui:

Il problema è che la discussione sul partito democratico che avviene in questi mesi, anni, ha un curioso impianto logico: l’analisi di partenza è unanimemente condivisa ma la conseguenza e diametralmente opposta. Mi pare sia condivisa l’inadeguatezza dell’attuale formazione politica della sinistra, nelle sue diverse forme. Ne è la testimonianza il costante tracollo di voti, ma peggio di iscritti, Che fare? O meglio, cosa facciamo? Io la vedo così: Intanto occorre una partito grande. Che abbia molte centinaia di migliaia di iscritti, un milione mi piacerebbe (tutti vivi, magari), che al suo interno sviluppi la capacità di selezionare la propria classe dirigente attraverso costante formazione, concorrenza e meritocrazia. Quella che poi guiderà il Paese. Per questo il sistema delle primarie americane mi pare possa fornire spunti di riflessione. (e non sto dicendo di fare il partito democratico americano che è un comitato elettorale senza valori e senza segretario). Cosa terrà insieme questo progetto? Beh, chi avrebbe scommesso nel PCI che nel 2006 far qualcosa di sinistra voleva dire liberalizzare? I valori che in una parte, maggioritaria, della sinistra sono condivisi oggi sono quelli della solidarietà, della valorizzazione della comunità, della giustizia e del sostegno sociale. Ma anche della concorrenza, della meritocrazia, della lotta alle corporazioni e ai privilegi di rendita; per la realizzazione dei propri obbiettivi, della possibilità di crescere socialmente e di poterlo fare in una società sicura (chiedetelo a Tony Blair). Per farlo, oltre andare e stare al governo possibilmente per più tempo che in piazza, sembrano necessarie le liberalizzazioni, la concorrenza, le regole di mercato e il mercato. Ma anche lo Stato dove è necessario (come si è detto negli anni ‘50 a Bad Godesberg, a proposito di tradizioni…), nella sanità e nell’istruzione, per esempio. Questi, ma non solo, sono elementi che un governo può decidere di perseguire o meno. Oggi come fra vent’anni. Bisogna creare leggi che perseguano questi obbiettivi, che non sono mai raggiunti una volta per tutti. Questo è ciò che nei fatti hanno fatto Ds e Margherita, o chi sotto questi nomi oggi milita, nel passato governo di centrosinistra, ed in questo; è stato questo che ha ispirato l’opposizione a Berlusconi, questo si è perseguito nei migliaia di anni di amministrazioni locali che abbiamo accumulato in questi 11 anni. E l’etica? Intanto sotto questo nome ci vanno cose molto diverse. E poi: come mai i PACS non erano argomento della passata legislatura di centrosinistra? Come mai non erano un baluardo di progresso nel PCI? Come mai sono nel programma di David Cameron, leader dei conservatori inglesi? Perché queste battaglie di civiltà maturano nella società. La politica può arrivarci prima o dopo, ma ci arriva. Fra vent’anni guai a chi toccherà i PACS in Italia, ne sono certo. Le questioni etiche sono figlie dei tempi che passano, la loro istituzionalizzazione e legittimazione politica non riguarda il se, ma solo il quando. Diverso è cio che accennavo più sopra, le scelte che regolano la vita dell’individuo nella nostra società di mercato, quelle riguardano sia il se sia il quando. Su questo oggi noi Ds e la Margherita convergiamo. Avrei ancora qualcosa da dire, ma ho gia detto troppo. Quindi in ultimo, da laico e 24enne, vorrei dire che non ho grandi verità in tasca. Ho bisogno di confrontarmi, non in un referendum pro o contro l’unificazione di Ds e Margherita ma sulla “società che si organizza” (sempre a proposito di tradizioni) per il perseguimento dei valori che ho, in parte, indicato. Che, chiamateli come volete, spero rappresenteranno il mio futuro.

Gago for president /2

GAGO NEWS - AGGIORNAMENTI IN DIRETTA

La sinistra radicale preme per un nuovo testo sulla guerra. Sembra che il nome dell'autore che metterebbe d'accordo tutti sia quello di Mogol.


Tante volte...

E' un po' che non scrivo ma i tempi incombono. Tanto per ricordarci chi sono io, la cosa qua sotto in gran parte mi rappresenta:

L'Economist ha di recente dedicato un ritratto a Dov Charney, che ha 37 anni e un'aria giovanile, ed è il fondatore di uno dei successi commerciali americani più affascinanti di questi anni, con il marchio di abbigliamento American Apparel. La sua storia e il modo illuminato e inconsueto con cui manda avanti la sua azienda sono notevoli, ma qui sarebbero fuori tema: ne parlo, perché a un certo punto Charney definisce lo zoccolo duro dei clienti di American Apparel “cultura mondopolitana”. La definizione mi pare interessante per individuare un gruppo sociale e culturale che esiste anche in Italia, e che è del tutto sottorappresentato in ogni ambito: sono quelli che hanno tra i 25 e i 40 anni, curiosità per il mondo e i tempi e attenzione a quel che succede, cultura e privilegi per seguire molti interessi (su tutti l'attualità internazionale, la tecnologia, la musica, l'America, la cultura pop). Che hanno come modelli culturali i paesi anglosassoni e le loro modernità. Che non hanno nessuna rappresentanza politica e votano turandosi il naso, quando votano. Che non amano nessun giornale italiano (salvo Internazionale): al massimo li leggono, tollerandone le mediocrità. Che non si riconoscono nella programmazione da pensionati della gran parte delle reti generaliste ma nemmeno in quella da teenagers o da tiratardi-nei-centri-commerciali di Italia Uno. Che sono troppo vecchi o troppo colti per MTV. Che hanno un potere di consumatori e un'inclinazione al consumo del tutto attraenti per la pubblicità. Che privilegiano internet come fonte di informazioni, spettacoli, divertimento. La domanda è: lo fanno perché sono convinti che su internet ci sia tutto e che quello sia l'unico mezzo che conta, o perché non hanno alternativa, in Italia? Io chiedo in giro: la seconda, mi dicono.
Luca Sofri, Vanity Fair

17 gennaio 2007

oh se ce l'ha un titolo sto post: si chiama "the loopster step"

Bersagliato di messaggi da chi, gentilmente, ospita ganzfeld per usare la loro nuova versione powered by google, ho ceduto. Morale: stai male! puoi cambiare faccia al tuo blog senza perdere i post! prima non si poteva. Figo, dico, però candidamente ti dicono che perdi tutte le personalizzazioni, link etc...Ecchesbattimento dico. Vabbè fa' niente, ci rinuncio, s'era solo questo il vantaggio...
Mavà, qui a destra son saltati tutti gli accenti...
Quindi?
eh, và che son cose anche queste...

p.s.
sì, vabè, poi ci sono una serie di altre robette, ma mica si può dire sia un lavoro ben fatto...
soprattutto se a metterci la faccia (un pezzo) è google...


15 gennaio 2007

Saluta James.

E' strano che io scriva di jazz. Ma è morto Micheal Brecker. Chissà perchè, ma mi è sempre piaciuto: proprio pochi giorni fa ho rimesso in macchina "time is of the essence". Gran disco, jazz potente, con hammond e funky senza paura. Per non parlare poi dei Brecker Brothers.
Forse mi è sempre piaciuto perchè in fondo in fondo un po' di rock'n'roll lo ha sempre suonato.
Ci sono molto affezionato.
Mi dispiace.

12 gennaio 2007

Stai male

In due balzi da non è niente son capitato su i simpson anime, the simpsonzu, passando da inkiostro arivando a deviantart
Son cose.

10 gennaio 2007

pronto?

Al posto che vedervi quei filmacci di hollywood, prendetevi un'oretta.
Gurdate qua.

Isn't it great?

06 gennaio 2007

Auguri