Non è più quello di una volta 5 Giugno 2008 Il Foglio
Il messia è arrivato. Appena diventerà presidente improvvisamente “il cielo si aprirà, la luce divina ci illuminerà, i cori celestiali non smetteranno di cantare, ciascuno di noi saprà che dovrà fare la cosa giusta e il mondo sarà finalmente perfetto”. Più o meno è questo, nello sfottò di Hillary Clinton, l’irrazionale entusiasmo scatenato da Barack Obama tra i suoi seguaci, specie tra i media. Intendiamoci. Obama è super, meraviglioso, stupendo e la sua vittoria alle primarie è storica, epocale, straordinaria. Detto questo, che non è poco, stiamo calmi. Hillary Clinton, la tanto vituperata e insopportabile Hillary, quella che metà degli americani non voterebbe nemmeno morta, ha preso più voti dell’immaginifico Obama. Più voti, non meno. E ha vinto in tutti gli stati più grandi d’America, nelle roccaforti democratiche e negli stati in bilico. Da quando la sua candidatura è stata data per sepolta da una stampa che avrebbe fatto passare Emilio Fede e Curzio Maltese per analisti equilibrati, Hillary ha prevalso quasi ovunque e quasi sempre, ribaltando sondaggi e previsioni e commenti funerei. L’obiezione è: anche Al Gore nel 2000 ha preso più voti di George W. Bush. Non è proprio così. Se alle primarie democratiche ci fossero state le regole “winner takes all” usate dai repubblicani, cioè le medesime che il 4 novembre decideranno la presidenza degli Stati Uniti, o se perlomeno ci fosse stato un sistema di selezione del candidato ideato da persone senza rapporti intensi con sostanze psicotrope, Hillary sarebbe da tempo la nominata del partito e con buone, ottime possibilità, probabilmente superiori a quelle di Obama, di entrare alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio. E invece no. Ha vinto Obama. E ha vinto grazie alla decisione unanime della stampa americana, come si sono accorti i Clinton, costretti ad affrontare una vasta cospirazione di estrema sinistra così violenta da far rimpiangere il vecchio procuratore Ken Starr del sexgate. Obama ha vinto anche per aver predisposto la più strepitosa macchina organizzativa e di autofinanziamento mai vista in politica, a dimostrazione che il senatore non è uno solo chiacchiere e spillette. Ma senza gli errori della Clinton Machine, avrebbe chiuso bottega da tempo. I clintoniani erano certi di poter chiudere la partita subito, nei grandi stati, e hanno lasciato campo libero al senatore nel resto del paese. Un dato: Obama ha conquistato circa 140 delegati in più di Hillary, tra quelli eleggibili. Il saldo a favore di Obama nei caucus, cioè nelle lunghe e laboriose riunioni di partito dove si vince solo se si dispone di un’organizzazione capillare e di tanti militanti, è stato di 139 delegati. Nessuno sa come andrà a finire a novembre, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Il fenomeno Obama potrebbe crescere ancora, trasformarsi in una valanga e travolgere McCain senza che il senatore dell’Arizona se ne accorga. Oppure la bolla potrebbe sgonfiarsi rapidamente. Il punto che sfugge, però, è che Obama non è più il candidato di un anno fa, quello che faceva sognare sinistra e destra, liberal e conservatori, che aspirava a unire il paese e a chiudere l’era delle guerre culturali, razziali e partigiane. Il processo democratico delle primarie e il confronto con gli avversari e gli elettori l’hanno completamente ridefinito. Obama resta il candidato perfetto per una serie televisiva, e infatti s’è scoperto che l’ultima serie di “The West Wing”si è ispirata a lui per delineare il candidato ispanico Matt Santos, ma ora si è trasformato nel solito candidato elitario, intellettuale, troppo di sinistra e incapace di connettersi col paese reale. Non sono opinioni. Sono mesi che Obama viene rifiutato stato dopo stato, primaria dopo primaria, dalla working class del suo stesso partito, dai poveri, dagli immigrati ispanici, dai cattolici, dagli anziani, dalle donne, dagli ebrei e da qualsiasi categoria sociale e razziale a cui non appartengano afroamericani, studenti, intellettuali, miliardari, divi di Hollywood e fighetti. Christian Rocca
L'effetto GANZFELD è una particolare condizione di attutimento sensoriale ideale, a chi ci crede, per il palesarsi di eventi paranormali. Considerando il mio naturale, e adattivo, attutimento sensoriale a fronte di questo mondo, e considerando la fuggevole comprensione della natura del funzionamento di tutto questo, blog compreso...Abemus Nomen.
Lorenzo G. - Visibile in sproporzione fra peso e altezza (ma mica tanto, ormai) ne riporta analoga fra massa cerebrale ed intelletto (ecco, questo già di più). Questo, di fulminea arguzia e non meno profondo, non viene puntualmente compreso. Il dubbio s'insinua...
C'e' chi dice
"Afflitto da un complesso di parita' . Non si sente inferiore a nessuno." (Flaiano)
"Are you woman enough to be my man?" (Vedder)
"La massa ama la vita comoda, non richiede che una spiegazione alla volta, non e' grata alla scienza per le sue lungaggini, vuole avere soluzioni semplici e sapere se i problemi sono risolti." (Freud)
"I'm not bad. I'm just drawn that way." (Jessica Rabbit)
"Il Super-io e' solubile in alcool." (Fenichel)
"Scrivere di musica e' come ballare di architettura." (Zappa)
"Il fastidio per le tesi condivise - ancorche' vere e indiscutibili - è un tic umano e diffuso." (Luca Sofri)
"E' troppo chiaro e perciò è difficile vederlo. Uno sciocco una volta cercava un fuoco con una lanterna accesa. Se avesse saputo che cos'era il fuoco, avrebbe potuto cuocere il suo riso molto prima." (Mumon)
"Il nostro timore più profondo non è di essere limitati,
Ma è di avere potenzialità smisurate.
A spaventarci è, soprattutto, la nostra luce, non la nostra oscurità
Ciascuno di noi si chiede: chi sono io per essere così straordinario
dotato e favoloso?
Ma, in realtà , chi sei tu per non esserlo?
Voi siete figli di Dio.
Il vostro sminuirvi non serve al mondo,
non c'è niente d'€™illuminato nel vostro ridurvi,
perché gli altri rischiano di sentirsi insicuri intono a voi.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è in noi;
non in qualcuno, ma in ognuno i noi,
e se lasciamo che la nostra luce risplenda,
diamo inconsapevolmente anche agli altri la possibilità di fare la stessa cosa.
Una volta che ci siamo liberati dalle nostre paure,
la nostra sola presenza è in grado di liberare le altre persone.
"(Mandela)
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