GANZFELD

16 ottobre 2007

avevamo ragione

Se ne possono dire di tutti i colori, va bene, ma questa cosa per cui ci si dà da fare anche se non tutto è come vogliamo sembra funzionare. Il dato di fatto è che l'altra domenica ne è capitata una così grande da dirsi grandiosa, mentre coloro che dicevano che non s'aveva da fà perchè mancavano paroline d'ordine, fiorellini, gradazioni di rosso o bianco sono alla finestra, insieme a coloro che non sono mai scesi per strada, perchè il mondo non è di loro gradimento, ma intanto tutto scorre, tranne loro, che aspettano.
E spiace.
Ma ancora una volta è evidente che se non fosse per noi nulla sarebbe cambiato.
Ora non sprechiamo tutto, siamo stati bravi. Andiamo avanti, che siamo già parecchio in ritardo.

Poi Luca Sofri cita Berselli che spiega la cosa un po meglio, qui di seguito.

"I "perfettisti" sono i seguaci del "perfettismo". Ad esempio quelli che non sono andati a votare per le primarie del Pd perché il nuovo partito non era abbastanza liberale, socialista, popolare, democratico, insomma perché non era perfetto. Sono quelli che sono disposti a dimenticare le tristi necessità del presente in vista di un futuro che sarà molto migliore e forse anche molto più futuro. Sono le vittime di una malattia inguaribile per la cultura della sinistra. Dove conta essere "scomodi", dove importa manifestare "disagio", dove conviene mostrarsi "mai soddisfatti". I perfettisti, sempre preda di quella nevrosi che è un peccato anche per la fede, in quanto «sacrifica i beni presenti all'immaginata futura perfezione» (Rosmini). Per il perfettismo la socialdemocrazia è un'abdicazione, il gradualismo è una rinuncia, le libertà borghesi sono formali, le riforme sono banali. Sono sempre i migliori, i perfettisti: chiusi nella loro orgogliosa sicurezza, sicuri di possedere la verità. Poi certe volte arriva il popolo, che a forza di schede travolge le aspettative. E allora potrebbe anche capitare di vedere gli idolatri della perfezione spalancare la boccuccia per la sorpresa: perché qualche volta anche i perfettisti fanno "oh"."
Repubblica.it