GANZFELD

13 luglio 2007

Dei quarti rimasti.

Da quel midtime di Dave Krusen che ha iniziato a prendersi cura di me sono passati undici anni. Ed è sempre stata questione di tempo. Ma mica me n’ero accorto.
Quello che divideva il punk dal grunge e dal metal o quello che mancava alla fine i qualsiasi cosa, dell’anno scolastico o al raggiungimento di quelle prime volte o di quella agognata 18esima, ha deciso cos'era giusto o sbagliato.
Mica c’ho mai pensato.
E stato quel tempo che dieci anni fà non poteva andare oltre a tre mesi avanti a me, perché davanti non sembravano esserci scelte da compiere, in realtà. Sembravano da compiere lì, in quel momento, ma mica per il futuro in realtà…si compievano pensando al presente, e chi se lo immaginava com’è adesso. In realtà però si credeva di guardare avanti secoli e di esser bravi a farlo. E non ce ne si è mai curati, del tempo, perché sembrava non dover essere mai messo in discussione, perché era un dato di fatto con cui ragionare, su cui contare, da contare. Le regola con le ragazzine dei tre giorni-tre settimane-tre mesi non era messa in discussione, per esempio, anche se, quando andava bene, i giorni slittavano in settimane e i mesi…i mesi quando è andata male non sono ancora finiti.
Soltanto ora ho capito che il tempo si può iniziare a contare, oppure no. A considerarlo oppure no. Si può iniziare a sperare che sistemi oppure no. Si può iniziare a pensarlo spazio, più che tempo, delle proprie deleghe oppure no.
Lo si può fermare e non pensare a che sarà fra qualche giorno o in quelle sere di novembre in cui sarà freddissimo, ora che fa caldissimo. E non decidere, non decidere di fare una cosa al posto di un'altra, ma decidere che si fanno quando capitano e si fanno e basta, perché non saranno in contemporanea, no, saranno mie, non sue. Mie. Non sue. Non deciderà con il suo calendario cosa è giusto fare o no. No. Neanche quando le avrà spostate più indietro o più dentro o più lontane. Le avrò fatte io, non avrò trascinato un cazzo per inerzia. O per pigrizia. O per paura.
Credo, almeno.