GANZFELD

27 agosto 2006

Pao do Portugal

Sono Tornato.
Due milioni di foto, un milardo di chilometri. Fino in Portogallo. Un paesello che era un impero e che d'un tratto ha finito i soldi, ma finiti al punto che sembra quasi non li abbia mai avuti. Sembra una persona silenziosa che volta le spalle alla festa perdendosi lo spumante.
Una terra a tenuta stagna: fuori dai propri confini non c'è una targa portoghese a cercarla. Là le persone quando non capiscono cosa chiedi mutano l'espressione in rassegnazione, quasi tristezza, saudade. Le loro sopracciglia ti garantiscono che un tempo l'avrebbero capito, anzi, non avresti nemmeno dovuto chiederlo. Ma ora non ci riescono più.
Vedi Porto, bellissima: E' però come fosse un fermo-immagine un attimo in ritardo. Ciò che di Porto affascina, patrimonio Unesco, è la sua decadenza.
Un'altra meraviglia, il Castello dei Templari a Tomar è incredibile. Ma è vuoto. Era il quartier generale dell'elite dell'elites. L'elite del potere economico, religioso e politico d'occidente. Era lì, a Tomar. Ora è immobile, immobilizzato. Intorno solo una contadina che vendeva la propria frutta. Buona.
Lo stesso, anche se dall'opposto, lasciano intuire i mezzi pubblici. Guidano da matti, come non ci fosse nessuno a guardarli, come corressero in una strada di campagna dimenticata. Ma in centro a Lisbona.
Il Portogallo va visto. Ma non basta. Lì ci sono degli odori che qui sono vietati. Intenso odore di bacalau ovunque si venda qualcosa d'alimentare. Odoraccio di pesce ovunque ci sia un banco del pesce, anche nei supermercati ganzi, che hanno il reparto libri e dolci vicino al pesce. Sempre. Odoraccio di frutta. Quando è tanta, buona, c'è un odoraccio. Mi capitò di sentirlo solo fra i contadini Slovacchi.
Il Portogallo è bello. E' che non basta vederlo. Parigi puoi anche, anche, solo vederla. Anche Roma. Ma il Portogallo bisogna girarlo, mangiare nelle bettole, fare le code ovunque, perchè l'aspetto meno romantico della saudade è un imbastimento generale, bisogna cercare i posti meno turistici che hanno la griglia sul marciapiede, bisogna cercare i mercati con gli zingari che urlano e le contadine che aspettano che qualcuno chieda di comprare (è la saudade), bisogna tirar dritto con freak che ti indicano il parcheggio che avresti visto da solo per aver qualche moneta. Bisogna bere i tipi di Vinho do Porto che hanno solo lì, perchè non lo esportano e, assurdo, loro quasi non bevono, bisogna perdersi perchè i cartelli delle strade mancano. Bisogna poi tornare e provare a raccontarlo, concludendo che, come al solito, non c'è foto o post che tenga. E' troppo lontano per poterne dare l'idea.
Bisogna andare lì, ordinare il bacalu, aspettere un ora, lasciare la mancia e ringraziare. Parlando in italiano perchè in fondo ti capiscono perfettamente, anche se ogni tanto, s'intristiscono.